L’essere umano nasce con cinque predisposizioni innate selezionate nei milioni di anni di evoluzione:
Il primo mandato innato della ricerca della vicinanza protettiva di una figura di riferimento è la tendenza biologicamente programmata che uno dei più importanti psicanalisti del ‘900, John Bowlby, chiama legame di attaccamento e cioè quella speciale connessione psicologica che ogni bambino instaura con chi si prende cura di lui. Il sopra descritto bisogno primario di ogni “cucciolo di umano” di avvicinarsi alle sue figure di riferimento per ricercare protezione nei momenti di vulnerabilità si mantiene per tutto l’arco della sua vita e come dice Bowlby nel 1982: “…… caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba”.
E così veniamo al mondo e dall’inizio della nostra vita e fino all’ultimo respiro rivolgiamo un’unica domanda a tutte le persone importanti per noi: “CI SEI TU PER ME?” e quando non ci rispondono “lo urliamo” e ci disperiamo finché non si accorgono che abbiamo bisogno di loro.
Si può quindi ben comprendere cosa può aver causato sul versante umano/psicologico questa pandemia, negando a coloro che stavano male e ci hanno lasciato di poter tenere la mano di chi amavano e a chi è rimasto di poter sostenere e salutare gli affetti.
Provate a ricordare un momento in cui non siete stati bene e qualcuno vi ha asciugato le lacrime, accarezzato, abbracciato o vi ha parlato, oppure fatto sorridere… che effetto fa anche il solo pensarlo? Percepite, senza ombra di dubbio, uno stato ottimale del vostro corpo e delle sue reazioni ed emozioni.
È provato scientificamente che quando un bambino piange e lo si mette vicino al cuore si calma. La connessione al cuore di un altro essere umano lo rasserena e contemporaneamente l’abbraccio e la carezza di chi si prende cura di lui lo fanno ritornare in uno stato di equilibrio emotivo. Richiamate ancora alla memoria quando vi siete sentiti soli e feribili oppure quando avete sentito una forte paura da bambini. Riflettete dove si rifugiava il vostro pensiero e da chi correvate per proteggervi. Quella persona a cui avete pensato è la vostra persona sicura, con lei si placava l’iperattivazione del vostro sistema nervoso in allerta, in difesa e in ipervigilanza.
Tutto questo succede anche per l’adulto, soprattutto se vulnerabile. Un adulto o un anziano che stanno male non sono diversi da un cucciolo, che per le sue caratteristiche e lineamenti teneri attira di più l’accudimento dell’altro. Un adulto che ha paura e soffre ha gli stessi bisogni di connessione, amorevolezza, assistenza, attenzione, riguardo, premura, affetto e interessamento di un bambino.
Il nostro nido sicuro per tutta la vita è il luogo fisico e mentale in cui ci ripariamo quando abbiamo bisogno di non sentirci soli e di sentirci protetti. Noi siamo sereni solo quando siamo connessi all’altro.
E allora dove siamo finiti? Un virus che ha come prerequisito il distanziamento sociale, può obbligarci a disumanizzarci e cambiare le regole umane che milioni di anni di evoluzione hanno forgiato? La grande paura vissuta da tutti, ma soprattutto dagli eroi di questa pandemia nei dipartimenti ospedalieri in questo ultimo anno può snaturarci tanto da far sì che gli stessi medici siano ancora oggi, che abbiamo le protezioni opportune, blindati dentro i loro reparti con i malati e li tengano lontani dalle loro persone care negli ultimi istanti della loro vita? Da quando le cure sono solo quelle mediche e non quelle empatiche/relazionali?
Con il vaccino ottengo un green pass e posso andare in vacanza o prendere un aereo, mentre l’esser vaccinato non conta niente per entrare in un ospedale e poter stare vicino a un proprio caro. È ingenuo pensare che con il foglio del vaccino fatto mesi prima come attestato di protezione dal virus, si possa avere un lascia passare che ti permetta di stare vicino a coloro ai quali hai promesso non avresti MAI lasciato soli, perché non è la realtà. Quell’attestato è solo un foglio con scritto qualcosa di importante su di te, ma che malgrado tutto ancora ti rende impotente contro questo virus e al Sistema che abbiamo costruito per difenderci da lui.
Abbiamo perso migliaia di persone di Covid, ma tante altre non si sono fatte assistere evitando di fare visite oppure non recandosi in ospedale per il terrore più grande che l’essere umano ha innato: restare solo senza il conforto dei suoi affetti soprattutto quando è fragile e malato.
Per concludere, a tutti questi interrogativi vorrei una risposta? No! Vorrei semplicemente tornare ad essere naturalmente noi stessi anche con il Covid e a concederci l’opportunità di connetterci con responsabilità uno dell’altro.
Noi siamo più di un virus e oggi dopo più di un anno possiamo riuscire a gestirlo senza ferirci in modo irreparabile.
Dedicato a tutti i nostri cari che se ne sono andati senza la possibilità di essere stati confortati, consolati, accarezzati, abbracciati, toccati, incoraggiati e sollevati dalle persone che avevano scelto essere la loro base sicura nella vita e a tutti coloro che sono rimasti e nello stesso modo non hanno potuto salutare, baciare, stringere, sostenere, aiutare, proteggere i loro affetti.
Dott.ssa Rebecca Munda
Psicologa Psicoterapeuta a Massa-Carrara (MS)
L’essere umano nasce con cinque predisposizioni innate...
Dott.ssa Rebecca Munda
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Ordine degli Psicologi della Toscana n. 3629
Psicologia dello Sviluppo ad Orientamento Sperimentale e Clinico Sociale presso l'Università degli Studi di Parma anno 2002
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