C’è un retaggio un po’ arcaico e poco simpatico sugli “strizzacervelli” che impedisce a molti di vedere cosa veramente è la psicoterapia e come essa possa aiutare persone in difficoltà che non riescono ad uscirne con altre risorse.
Vorrei iniziare con l’introdurre il concetto di intersoggettività dell’esperienza umana.
L’uomo è concepito come “animale-parlante” che vive e si nutre incessantemente di un contesto intersoggettivo. Gli esseri umani riescono ad acquisire una coscienza di sé solo attraverso l’interazione con gli altri significativi del proprio ambiente: il comportamento delle figure genitoriali nei propri confronti, costituisce per il bambino la matrice dalla quale egli comincia a percepire ed estrarre alcune invarianti relative al proprio senso di sé; rappresenta cioè lo specchio in cui impara a riconoscersi, attraverso la coscienza che gli altri hanno di lui. E questo sé emergente diviene ricorsivamente il regolatore dell’assimilazione dell’esperienza futura.
Insomma il neonato entra nel mondo della coscienza attraverso la relazione con chi si prende cura di lui ed è proprio all’interno di quella relazione che forma le prime aspettative sul mondo.
Il fondamento dell’esperienza cosciente è squisitamente emotivo e intersoggettivo. Nulla che sia estraneo all’incontro con le emozioni di un altro essere umano potrebbe fornire la base per l’esperienza cosciente.
E’ qui che inizia la storia di ognuno di noi, è nella relazione emotiva con gli altri significativi che noi ci riconosciamo, che la nostra coscienza storica affonda le sue radici.
La sofferenza umana si annida proprio lì: nell’unicità storica relazionale di ognuno di noi ed è solo nella relazione che si può riconoscere, sciogliere e comunicare.
È impossibile affrontare le nostre emozioni più dirompenti al di fuori della relazione, abbiamo bisogno di un’altra mente, di un altro cuore che lo accolga, comprenda e condivida empaticamente e magari ci aiuti a renderle semanticamente intelligibili. È nella condivisione intersoggettiva e linguistica dell’esperienza emotiva che riusciamo a dare parola al tacito rendendo così la sofferenza dicibile e raccontabile.
Fra le esperienze di condivisione intersoggettiva di vicinanza significativa che un essere umano può condividere con un altro rientra la psicoterapia.
E’ all’interno del rassicurante contenitore relazionale della terapia infatti che le persone si danno il permesso di raccontare la propria storia emotiva relazionale. Riraccontarsela oggi con occhi diversi vista da fuori, con una mente accanto, quella del terapeuta che condivide e accoglie, permette al paziente stesso di andare indietro a cercare collegamenti con il proprio modo di sentire presente, la propria storia e il modo in cui sono stati amati. Man mano che i collegamenti emergono, nascono nuovi modi di sperimentarsi, i propri racconti trovano nuovo ordine e maggior logica nelle sequenze narrative, nuove prospettive, nuovi significati, nuovi possibili finali.
L’individuo non esce dall’esperienza psicoterapeutica con nuovi eventi, gli eventi rimangono quelli, non esce con altre relazioni, le relazioni rimangono quelle, ma esce con significati nuovi, che ha potuto attribuire a tutto ciò che gli è accaduto perché ha potuto dare nuovo significato alla sua storia, dentro ad una relazione, per lui ragionevole, confortevole e sensata che gli ha fatto da “Matrice” per un nuovo pezzo di storia.
Nella storia del paziente il proprio disagio acquista significato. Il dolore prende senso, l’emozione si fa parola dando così voce alla sua esperienza emotiva.
È questo il segreto e la magia della psicoterapia: la condivisione intersoggettiva dei propri eventi più significativi, della propria storia, all’interno del rassicurante contenitore relazionale della terapia che permette al paziente di addentrarsi dove non poteva permettersi di addentrarsi da solo.
Dott.ssa Rebecca Munda
Psicologa Psicoterapeuta a Massa-Carrara (MS)
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Dott.ssa Rebecca Munda
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Ordine degli Psicologi della Toscana n. 3629
Psicologia dello Sviluppo ad Orientamento Sperimentale e Clinico Sociale presso l'Università degli Studi di Parma anno 2002
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